Decluttering e senso di colpa: un aiuto dalla psicologia e dalla Mindfulness.

Settembre è arrivato e una delle sue caratteristiche è quella di invogliarci a riordinare e ripulire gli spazi fisici, così come quelli mentali: settembre è anche tempo di  decluttering  ( alla parola inglese "decluttering" io preferisco dire fare ordine, scegliere cosa tenere e cosa lasciare andare per alleggerire gli spazi fisici e mentali; uso il termine decluttering come sintesi di tutto questo!).

Il decluttering è un processo molto più articolato di quanto si possa pensare: richiama tanti aspetti della vita e del comportamento umano, soprattutto se contestualizzato nella società occidentale consumistica; in questo articolo desidero soffermarmi in modo particolare sui sensi di colpa, che a volte sorgono nel momento in cui si decide di fare ordine, pulizia e cernita dei propri oggetti. 
Il mio intento è analizzare e osservare questo aspetto attraverso un approccio che integra la psicologia e la Mindfulness, per offrirti una panoramica più ampia del problema e una maggiore varietà di soluzioni. 

La psicologia distingue tra un senso di colpa "sano e funzionale" e uno "malsano e disfunzionale": il primo è quello che spinge a riparare al danno o a imparare dall'errore. In questo caso, il decluttering, e il senso di colpa che ne deriva, possono essere una spinta motivante per diventare più consapevoli dei futuri acquisti ( in questo caso imparare a praticare regolarmente la Mindfulness è di grande aiuto).
Il senso di colpa è definito disfunzionale nel momento  in cui genera un'emozione paralizzante che porta a un'autocritica eccessiva e non produttiva, bloccando ogni possibilità di cambiamento ( in questo caso può essere utile integrare la Mindfulness con un percorso di crescita personale o psicoterapia). 

IMPORTANTE: si definisce disfunzionale il senso di colpa, non la persona che lo prova: fare questa precisazione è molto importante e doverosa, in quanto qualunque processo di crescita personale inizia con il riconoscimento delle proprie risorse e potenzialità sane e innate. Il senso di colpa è una reazione a un fattore esterno, non elemento che caratterizza la totalità della persona. 

La paura di provare senso di colpa mentre si fa decluttering rappresenta un deterrente al decluttering stesso, motivo per cui alcune persone rinunciano a fare riordino, continuando ad accumulare oggetti di vario genere, a lasciare le cose come stanno (spazi abitativi compresi) seppur convivendo con la scomodità e l'insoddisfazione. 

La Mindfulness ti insegna ad accettare questo senso di colpa senza giudicarlo (è umano provarlo!): invece di dirti "Che stupido che sono stato a comprare questa cosa" ti insegna a osservarti dell'esterno e  semplicemente notare l'emozione "Sento senso di colpa mentre osservo e tengo in mano questo oggetto". Inoltre ti insegna a vivere il momento presente così come è e, attraverso la pratica della gratitudine ti mostra come puoi sostituire apprezzamento e riconoscenza al senso di colpa.
 La psicologia affronta il problema in modo più analitico, valutandone l'intensità, cercando le cause e valutando l'opportunità di scegliere tra un percorso di psicoterapia o un percorso di crescita personale. 


Spesso la Mindfulness e la psicologia non sono due approcci in conflitto tra loro, in quanto integrandosi a vicenda offrono una maggiore varietà di strumenti e di risorse per crescere e migliorare. 



 Nell'immagine che ho scelto per questo post mi vedi in compagnia con Virginie Simonet, Interior Designer e coautrice del

 libro guida "Take care of your home & take care of yourself: la cura della casa come strumento per la cura di sè", la nostra guida al benessere abitativo e personale, nel quale puoi trovare un intero capitolo dedicato  al decluttering. 


Alla luce di quanto hai letto, come ti senti di vivere il decluttering?


Un saluto, a presto!



Contatti:

m.francescabasile@gmail.com

cell. 3334940512

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